Cuba, gennaio 1959. Fidel Castro è arrivato finalmente all’Avana e saluta il popolo che lo accoglie trionfalmente. Insieme ai suoi “barbudos”, gli uomini affiliati al Movimento 26 Luglio così chiamati per le barbe incolte, si è ricongiunto ai guerriglieri di Ernesto Che Guevara, il giovane medico argentino suo luogotenente che aveva mandato in avanscoperta subito dopo la fuga di Batista.
La rivoluzione cubana si è finalmente compiuta. Da sette anni Castro e i suoi combattono per liberare il paese dalla dittatura del generale Fulgencio Batista. L’offensiva finale però è iniziata gli ultimi giorni di dicembre: i guerriglieri hanno abbandonato le montagne su cui si rifugiavano per conquistare le città.
La presa della capitale è stata affidata a Che Guevara e a Camilo Cienfuegos: i due hanno seguito un itinerario parallelo, ognuno con il suo piccolo plotone. Quello di Che Guevara non arriva a 400 uomini e per la vittoria finale deve occupare prima Santa Clara: la città è al centro della “via dello zucchero”, la vastissima zona di piantagioni di canna, unica vera ricchezza di Cuba. Per questo è difesa da 3.200 soldati.
Quando arrivano nella regione, Che Guevara e i suoi possono contare sul contributo di mille volontari che si sono uniti a loro, e sul supporto della popolazione. Non basta, ma ai rivoluzionari viene un’idea: assaltare il treno che deve rifornire l’esercito di Batista. Con alcuni trattori rubati alla facoltà di Agraria, sradicano le rotaie e fermano il convoglio.
Ai soldati sul treno che non si arrendono, i combattenti rispondono con le bombe molotov, trasformando le carrozze in un forno mortale. Poi si spostano verso Santa Clara, che conquistano rapidamente, e infine all’Avana.
Quando i primi giorni di gennaio arriva Fidel Castro a suggellare la vittoria, i cubani lo accolgono esultanti. Grazie alla battaglia di Santa Clara, Che Guevara è diventato il “Comandante”, e Fidel l’eroe della liberazione. Per Cuba sarà l’inizio di un’era senza precedenti.