Milano, aeroporto di Linate, 23 maggio 1963. Per la prima volta, la Coppa dei Campioni arriva in Italia: la tiene in mano José Altafini, che con il suo Milan l’ha strappata al Benfica nella finale che si è giocata ieri pomeriggio a Wembley. Da quel momento la città è in visibilio e oggi 5.000 tifosi hanno invaso il piazzale dell’aeroporto, precipitandosi fin sotto la scaletta dell’aereo per accogliere la squadra.
Cesare Maldini scende dall'aereo con la Coppa dei Campioni in mano. All'Aeroporto di Linate, dove è atterrato con il Milan, l'aspetta una folla di tifosi. Milano, 23 maggio 1963 (Copyright Archivi Farabola)
Molti dei cori sono rivolti all’allenatore, Nereo Rocco, che ha annunciato le dimissioni a fine stagione. I tifosi vorrebbe restasse, ma lui ai giornali ha detto: “Non posso, me ne vado pieno di gloria, meglio non lasciarsi prendere la mano da tutte queste vittorie”. Quando i giocatori finalmente scendono dall’aereo, non possono sottrarsi alla folla. Soprattutto Altafini, che ha segnato la doppietta con cui i rossoneri hanno rimontato il gol di Eusebio. A Milano lo aspettano come un eroe. Eppure non è l’unico artefice del successo: è stata un’intuizione di Cesare Maldini a rendere il terreno fertile. “Cesare fa ti”, gli dice sempre Rocco, e allora lui, dopo il vantaggio del Benfica, ha cambiato le marcature, spostando Trapattoni su Eusebio e Benito su Torres. I maligni però dicono che dietro allo sconfitta del Benfica c’è la maledizione di Béla Guttman, l’allenatore che nel 1961 e nel 1962 ha portato la squadra portoghese sul tetto di mondo. Forte dei suoi successi, era andato a ridiscutere i termini del suo contratto con il presidente, e quando si era visto negare l’aumento, aveva scagliato contro il club ingrato la seguente maledizione: “Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei campioni”.